Il Pd non è più padrone del suo destino
di Carmine Calabrese
Il Pd, come terza forza del Paese, non deve assumersi nessuna responsabilità istituzionale. Ma se decide di mettersi all’opposizione, come proposto da Renzi, accelera il ritorno alle urne. Cosa che sperano sia il M5S che il centro – destra che vedrebbero accrescere i propri consensi. Gli elettori il 4 marzo, come ha detto bene il silurato D’Alema, si sono schierati con i due fronti che avevano qualche possibilità di vittoria. Il voto al Pd è stato percepito come un voto inutile. Se si tornasse subito a votare, per il motivo suddetto, i democratici alle nuove elezioni, che si trasformerebbero inevitabilmente in un ballottaggio tra M5S e centro-destra, verrebbero travolti. Stando così le cose, il partito del dimissionario Renzi si è infilato in un vicolo cieco. Non può fare opposizione, a meno che non nasca un improbabile governo Lega- M5S. Non può entrare in un governo tecnico o di larghe intese(da fare poi con chi?) perchè i populisti di fronte all’ennesimo inciucione griderebbero allo scandalo e aumenterebbero i propri consensi. Non può dar vita ad un governo di scopo, quest’ultimo porterebbe l’Italia al voto a stretto giro di posta. Non può sostenere un governo Salvini perchè i suoi elettori non capirebbero questa scelta contro natura(Alfano che ha tentato questa strada si è estinto lui e il suo partitino). L’unica alternativa sarebbe quella di appoggiare un governo di minoranza Di Maio con un appoggio esterno senza sostenere il cavallo di battaglia del M5S che ha fatto le fortune dei grillini in questa tornata elettorale cioè il reddito di cittadinanza. Ma i pentastellati non accetterebbero mai un’alleanza che non preveda nel programma il sostegno ai disoccupati come da loro concepito. La verità è che il Pd non è più padrone del suo destino, a decidere il da farsi, a tracciare la road- map, sarano infatti Lega e M5S, i vincitori delle elezioni.